VITA SULLA TERRA  

L’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 si occupa e preoccupa della salvaguardia del nostro pianeta, ristabilendo e promuovendo l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri. Punta a contrastare elementi come la desertificazione, la degradazione del territorio e la perdita della biodiversità, favorendo inoltre una gestione sostenibile delle foreste poiché sempre più ridotte.

Solo un’azione congiunta potrà permettere di promuovere l’impiego sostenibile dell’ecosistema. É una vera e propria sfida poiché è proprio l’intervento umano a mettere sotto pressione e sofferenza il pianeta. La nostra impronta nella natura implica cambiamenti irreversibili, non considerando i diritti sul futuro per le generazioni di domani.

Ma che cos’è la biodiversità? Essa è la varietà di vita presente sulla Terra, la diversità biologica e dunque anche di specie, elemento fondamentale per lo sviluppo umano e animale. Questo obiettivo si impegna infatti anche a richiedere misure urgenti per arrestare il bracconaggio e il conseguente commercio di specie animali e vegetali protette.

Un elemento significativo infatti è il calo di varietà di volatili, specie quelli legati ai terreni agricoli.

La prima volta che si è parlato di sostenibilità è stato nel 1987 con il Rapporto Brundtland, dal nome dello scienziato che fu presidente della commissione mondiale su ambiente e sviluppo tra il 1983 e il 1987. Egli proponeva strategie per integrare sviluppo e ambiente a favore della sostenibilità.

I GOALS DA RAGGIUNGERE

I goals ripromessi sono la riforestazione, garantire la conservazione degli ecosistemi montuosi, una distribuzione equa dei benefici che provengono dall’utilizzo delle risorse genetiche.

Garantire la conservazione, il ripristino e l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce terrestri e dell’entroterra.

Proteggere le specie animali a rischio di estinzione e la scelta di strategie con finalità etiche.

PROGETTI E TEORIE SOSTENIBILI

Stefano Mancuso, botanico e saggista, insegna arboricoltura generale ed etologia vegetale all’Università di Firenze e si è fatto promotore di progetti innovativi e brillanti. Secondo i suoi studi creare isole climatiche urbane migliorerà le condizioni di vivibilità dell’aria. 

A lui dobbiamo la realizzazione della “Fabbrica dell’aria”, progetto nato come 

spin off accademico dell’università degli studi di Firenze

Esso rappresenta uno strumento per la purificazione dell’aria interna, permettendo alle piante di sfruttare la propria capacità di assorbimento degli inquinanti atmosferici. 

All’interno di uno spazio circoscritto l’aria viene catturata da uno speciale dispositivo e convogliata verso moduli, imponendone il passaggio attraverso il terreno e le piante stesse.

In questo modo parte delle sostanze inquinanti verrà bloccata dal terreno e il resto assorbito dalle foglie.

Funziona proprio come un filtro botanico, dove gli inquinanti presenti nell’aria vengono degradati dalle piante stesse.

I conseguenti dati sulla qualità dell’aria hanno dimostrato un calo di inquinamento drastico. Stefano Mancuso è anche un grande sostenitore dell’idea che le aree verdi rappresentino una risorsa per la sostenibilità e la qualità della vita urbana, contribuendo a mitigare l’inquinamento. 

Oggi la copertura arborea media di una città europea è intorno al 7/8 per cento. Dovremmo puntare tutti ad arrivare al 40 per cento di superficie arborea per la sopravvivenza.

L’emergenza climatica pone nelle condizioni di tempestive soluzioni e si trasforma in un altro tipo di emergenza…quella di rieducare noi stessi a un approccio quotidiano alla vita rispettoso e consapevole. 

L'autore

Gaia Carnesi

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